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Oman, paese pacifico e indeciso. Manovre saudite per destabilizzare il confine

di Samir Zakaria | Non serve leggere tra le righe per capire che qualcosa si sta muovendo nel sud-ovest dell’Omàn, al confine con lo Yemen. Dopo oltre mille giorni di guerra, con conseguente crisi umanitaria senza precedenti, lo Yemen è stato definito dall’Unicef come il posto peggiore al mondo per i bambini, con più di 11 milioni in bilico tra la vita e la morte, appesi solo da un filo che si chiama aiuti umanitari, inteso come cibo e medicinali che arrivano anche dall’Arabia Saudita, ma a singhiozzo, e con 16 milioni di persone che non hanno accesso all’acqua potabile.

Il sultanato dell’Omàn, che si è sempre tenuto alla larga dai conflitti mediorientali sin dalla prima guerra del Golfo nel 1991, è stato più volte tirato in ballo negli ultimi mesi prima dagli Emirati Arabi Uniti, poi dai sauditi in cerca di adesioni per la loro guerra contro i miliziani sciiti di Al Houthi, e sopratutto per un appoggio operativo all’embargo imposto dall’erede al trono saudita Mohammàd Ben Salmàn allo Stato del Qatar, accusato di finanziare il terrorismo locale e internazionale.

Ma la pressione saudita nelle ultime settimane è andata oltre, e la stampa locale di Mùsqat, capitale dell’Omàn, cita apertamente rapporti di strane manovre a ridosso del confine sud-ovest del paese, dentro il territorio yemenita, più precisamente nel governatorato di Al Màhra, che si trova ben lontano dai luoghi di conflitto come ad esempio Sanà e dintorni, che è in mano ai ribelli sciiti di Al Houthi, oppure Aden e Màreb, che sono in mano al governo del presidente Al Hadi appoggiato dai sauditi, o il resto del territorio, controllato a macchia di leopardo anche dai miliziani di Al Qaeda.

A destra il giovane rampollo saudita, l’erede al trono Mohammàd Ben Salmàn.

A sinistra Qaboos Ben Saìd, sultano dell’Omàn dal 1970


I mezzi di informazione sauditi parlano di un appoggio logistico e militare per bloccare ogni tentativo dei ribelli di Al Houthi di far passare le armi provenienti dall’Iran attraverso il confine con l’Oman. Quest’ultimo, però, ha negato più volte ogni coinvolgimento del paese nella guerra, mentre i sauditi, a loro volta, sostengono che le loro informazioni sono basate su non meglio precisati “rapporti dei servizi segreti americani e internazionali”.

Il Sindaco della città yemenita di Al Mahra, Rageh Bakrit, non nasconde il proprio appoggio all’Arabia Saudita e posta regolarmente su Facebook tutti i dettagli degli incontri di cooperazione ad alto livello tra i due paesi, e ha anche inaugurato due settimane fa il nuovo aeroporto civile e militare di Al Gheida, costruito con soldi sauditi, e con il primo volo proveniente, appunto, da Riyadh.

Il governo centrale dell’Omàn, a sua volta, accusa i sauditi di voler militarizzare il confine, che si trova geograficamente lontano dalla guerra in corso, e di voler cambiare il tessuto politico e sociale dell’area, per spingere Musqat a prendere una posizione netta sulle vicende politiche dell’intera area. Molti osservatori locali, invece, attribuiscono questa escalation anche al crescente turismo occidentale in Omàn, che ha letteralmente sottratto migliaia di viaggiatori dai vicini Emirati Arabi Uniti, sopratutto Dubai e Abu Dhabi, offrendo loro una meta turistica più tranquilla, non molto lussuosa, in uno dei pochi paesi pacifici rimasti in Medio Oriente.

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