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Una NATO per il Medio Oriente, patto militare tra arabi e israeliani per “raffreddare l’entusiasmo iraniano”

I principali mezzi di comunicazione arabi e mondiali evidenziano e commentano la proposta di Israele riguardante l’avviamento di una “NATO Araba” o “NATO Mediorientale” attraverso la creazione di un patto tra lo stato Ebraico e i paesi arabi più ricchi, principalmente i paesi del Golfo. Il dibattito sui mass medi arabi e occidentali sulla cosiddetta NATO Mediorientale è stato sollevato ultimamente in vista della visita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Arabia Saudita e Israele, programmata per metà del prossimo mese di Luglio, un vertice al quale sarà presente un certo numero di leader della regione, tra cui l’Egitto e la Giordania.

Il Re Giordano Abdallah II aveva affermato in una intervista rilasciata il 27/06/2022 all’emittente televisiva americana CNBC di essere favorevole alla creazione di una patto militare per il Medioriente simile alla NATO, sottolineando che “la dichiarazione di intenti dovrebbe essere molto molto chiara”. Il Re della Giordania si mostra preoccupato per la presenza di soldati iraniani, equipaggiati, in prossimità del confine tra Siria e Giordania.

Nulla fa credere che gli USA hanno abbondonato il Medioriente. Washington dirige l’orchestra procacciando le proprie alleanze (nuove e vecchie) in Medioriente, a partire dalla Turchia che ora non solleva ulteriori veti contro l’ingresso della Svezia e Finlandia nella NATO. L’Arabia Saudita (e gli altri paesi del Golfo) potrebbe accettare di condannare l’invasione Russa e aumentare l’estrazione di greggio. Israele, da parte sua, tenta con le prossime nuove elezioni anticipate di ripescare Netanyahu come primo ministro mentre l’Iraq affronta attualmente una crisi politica con la ribellione dello Sciita Muqtada al Sadr (che non ama gli iraniani e per questo malvisto dagli americani). Questo leader sciita iracheno, a capo della coalizione di forze più rilevante nell’attuale Parlamento di Baghdad, ha annunciato la proroga dell’attività svolta dal comitato ad hoc istituito su sua iniziativa all’inizio del 2021 con l’incarico di recuperare e restituire beni immobiliari sottratti negli ultimi anni in maniera abusiva e illegale a legittimi proprietari iracheni appartenenti alle comunità cristiane o alla comunità religiosa dei mandei (seguaci di dottrine religiose di matrice gnostica).

L’evidente interessamento americano, rinnovato verso il Medioriente e l’Arabia Saudita nasce della necessità di aumentare le forniture energetiche Saudite verso l’occidente. Nasce anche dalla volontà di trovare un punto d’appoggio molto solido per il riconoscimento di Israele da parte dei sauditi  e, infine, nasce dalla determinazione americana e Israeliana ad inviare messaggi precisi verso l’Iran che cerca continuamente di infastidire Israele e Giordania dai confini siriani dato che l’Iran occupa dei territori siriani e così fanno i russi, turchi e americani. Visto anche che gli Israeliani continuano, in questo periodo, a insinuare di voler condurre offensive militari contro l’Iran e contro le sue basi e fortificazioni militari erette ora in Siria.

Gli Iraniano pretendono di occupare le terre siriane perché ufficialmente “vogliono proteggere i santuari Scheiti presenti in Siria”. I turchi vogliono, invece, fermare le milizie Curde, sparse nel Nord Est della Siria e su diversi punti del confine Siriano-turco. Per questo i turchi occupano ora vaste zone confinanti il loro paese. Gli americani hanno una ragione diversa. Washington appoggia le milizie Curde presenti nel Sud Est della Siria, dove si trovano tutti i giacimenti petroliferi e ogni tanto inviano, via terra, forniture di grezzo gratuito alle loro milizie alleate presenti in Iraq. I russi hanno su tutti gli altri occupanti del paese il vantaggio  di essere stati ufficialmente chiamati dal governo siriano per “contribuire a combattere le milizie dell’ISIS”. La Siria di oggi è un paese frazionato tra quattro stati occupanti mentre ogni uno di questi comanda le proprie milizie locali e appoggia una parte prescelta tra un migliaio di milizie che hanno nomi e bandiere di vario tipo e qualità.

I giornali internazionali del 26 Giugno (Domenica) hanno evidenziato gli ultimi sviluppi sul campo di battaglia, russo-ucraino, e messo in risalto i massiccio bombardamenti missilistici in tutto il paese dal territorio bielorusso, in un attacco che è il più imponente dall’inizio del conflitto apertosi quasi quattro mesi fa.

Diversi articoli apparsi su principali testate internazionali hanno descritto la Lituania come “la prima vittima della terza guerra mondiale“, sullo sfondo delle tensioni tra quest’ultima e la Russia per il divieto della Lituania al lascia passare di merci destinate alla regione russa di Kaliningrad.

Riguardo all’ampio attacco russo, il New Your Times ha ritenuto che l’Ucraina sta affrontando i suoi momenti più difficili sul campo di battaglia, attacchi molto più mirati e distruttivi di quelli condotti durante le prime settimane di guerra, considerando che gli attacchi missilistici forniscono “piene prove” dell’enorme potere distruttivo dell’arsenale militare a disposizione di Mosca .

Diverso è il parere del Washington Post che afferma che le recenti valutazioni dell’intelligence occidentale sulla guerra in Ucraina prevedono che la Russia esaurirà presto le sue capacità di combattimento, precisando che lo slancio alla fine si sposterà a favore dell’Ucraina in seguito alle provocazione russa e i massicci attacchi missilistici che si stanno conducendo contro Kiev.

In questo quadro, il quotidiano Americano, ha sollevato diversi interrogativi sulla validità delle prove su cui si basano queste valutazioni, affermando che lo slancio russo arriva in seguito ai continui avanzamenti contro le forze ucraine impoverite, ma che questa strisciante avanzata dipende quasi interamente dal dispendio di enormi quantità di munizioni, in particolare proiettili di artiglieria, che vengono sparati a una velocità che quasi nessun esercito al mondo sarà in grado di sostenere a lungo. In cambio, le forza militare russa continua a subire “pesanti perdite” in equipaggiamento e soldati, il che lascia lo spazio per nutrire dubbi su quanto tempo può la Russia rimanere sull’offensiva.

Il Washington Post ha spiegato in un rapporto che “I russi hanno ancora un vantaggio sulle forze ucraine, che stanno anche sopportando perdite enormi dei loro soldati uccisi in battaglia fino a 200 soldati al giorno, oltre al fatto che gli ucraini hanno esaurito quasi completamente le munizioni dell’era sovietica ai quali facevano affidamento nell’utilizzo dei loro sistemi d’arma ereditati dall’era sovietica e sono ancora in procinto di passare ai sistemi occidentali“. E aggiunge :”Il passaggio dai sistemi sovietici ai sistemi occidentali potrebbe, tuttavia, migliorare condizioni per le forze ucraine con l’arrivo di armi occidentali più sofisticate, mentre le condizioni per le forze russe dovrebbero peggiorare perché’ loro continuano a sviscerare le loro scorte di vecchio equipaggiamento ex sovietico”.

Il Washington Post conclude il suo rapporto con alcune affermazioni di un veterano americano che aveva sostenuto che “è probabile che nei prossimi mesi gli ucraini avranno ricevuto abbastanza armi occidentali da poter contrattaccare e invertire il corso della guerra”.

Basandosi su valutazioni d’intelligence, non meglio specificate, Il Daily Express britannico, in un rapporto del titolo IL PRESIDENTE RUSSO E’ DISPERATO, sostiene che i leader militari russi hanno licenziato diversi generali per la mancanza di progressi tangibili sugli “obiettivi di guerra” del loro presidente Putin.

Il britannico Guardian sostiene che “I campanelli d’allarme stanno iniziando a suonare nell’Unione Europea” a causa dello “Suwalki Gap” (visto come il posto più pericoloso sulla terra), che potrebbe ricevere una visita a sorpresa dalla Russia in qualsiasi momento, poiché questa striscia di sessanta miglia al confine tra Polonia e Lituania è vista come “vulnerabile” a causa della sua posizione tra l’exclave (enclave) russa di Kaliningrad e la Bielorussia.

Il quotidiano britannico ha citato analisti militari che suppongono: “Questo (Suwalki GAP) è dove Putin probabilmente comincerà per primo se deciderà che l’intervento occidentale nella sua guerra in Ucraina non gli ha lasciato nulla da perdere”, osservando che la strategia del Cremlino “sarà quella di prendere d’assalto la Lituania, la Lettonia e l’Estonia dalla Russia continentale”.

Ahmad BAKIE | scrittore siriano che vive in Italia